Eleni Kolliopoulou
Nostalghia / Liquid life
a cura di Spazio Ferramenta
inagurazione domenica 24 marzo, ore 19
aperta fino al 7 aprile
da giovedì a domenica, dalle 20 alle 23
o su appuntamento
La nostalgia è
il sentimento indagato da Eleni Kolliopoulou nel solo show ispirato al film Nostalghia di Andrej Tarkovskij. Il
protagonista, consumato da una lacerante nostalgia che ne insidia la vitalità,
è emblema dell’attuale situazione europea di impotenza, ricorsività, lentezza.
Utilizzando il
linguaggio dell’immagine fotografica e del video, a cui oggi tutti siamo in
qualche modo educati – o più semplicemente abituati –, Kolliopoulou seziona un
aspetto emotivo delle comunità nelle quali ci muoviamo, lo isola, lo seziona,
lo analizza e lo interpreta, creando nuovi mondi collettivi, finora mai
immaginati eppure totalmente familiari. In particolare l’artista propone una
visione estetica della malinconia collettiva che deriva dalla capitolazione,
dal senso di collasso e abbandono che sembra pervadere il popolo greco in
questo particolare e delicato periodo storico. La crisi economica e la crisi
esistenziale si intrecciano e si nutrono l’una dell’altra.
È nella
riconoscibilità dei frame posseduti
che l’artista innesta l’inedito. Là, nel terreno che pensiamo di conoscere, tra
le docili sicurezze che ipotizziamo ci appartengano, Kolliopoulou si muove
leggiadra e sferra gli attacchi alla nostra stabilità.
Nei paesaggi
urbani abitati dalle società contemporanee, gli individualismi sembrerebbero
esacerbati, eppure ciò che connota la morfologia emotiva è dato dalla somma di
più individualismi che si esprimono, uguali e conformati, in sentimenti
generali la cui diffusione si riproduce, alimentata da sé stessa,
continuamente. Da emozione intima e personale quale parrebbe essere, la
nostalgia diventa collettiva, diffusa, sommando le memorie pubbliche e private
che ogni individuo porta e condivide, giorno dopo giorno.
Quelle proposte
dall’artista sono immagini apparentemente slegate da una connotazione
contestuale, suggestioni ideali, tensioni della coscienza che non necessitano
di spiegazioni ma che immediatamente arrivano, decodificate, allegorie della
trascendenza. Ne scaturisce un mondo di idee, di allusioni, di simboli che,
semplici, descrivono la realtà e la poesia che l’attraversa, superandone la
materialità.
In realtà le
fotografie sono state scattate in un complesso industriale abbandonato a Saale,
nell’ex Germania dell’est. Simbolo di una potenza industriale e di una società
che ha fallito nell’aderire alle proprie aspettative, rappresentano l’effimera
transitorietà dei cicli storici che sembrano ripetersi. Lo stesso ripetersi di
gesti sempre uguali e apparentemente inutili, in un’ostinazione quasi
beckettiana, che ritroviamo nel video.